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Il Codice appalti 2023 in dieci punti
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A inizio luglio 2023 (D. Lgs. 31 marzo 2023, n. 36) entrano in vigore anche le parti del Nuovo Codice degli Appalti non già in vigore da inizio anno. Non è esagerato dire che esso corrisponda a un capovolgimento di approccio rispetto al passato e metta in opera una riorganizzazione generale del quadro normativo entro cui dovranno essere progettati, appaltati ed eseguiti i lavori pubblici.
Le innovazioni di maggior rilievo sono riassumibili dieci punti ripercorsi nella Reforming Note allegata. I punti seguono l’ordine con cui il Nuovo Codice affronta i vari temi.
Il cambiamento ha tratti molto chiari. Si passa da un assetto rigido nelle procedure e nei controlli, sinora accentrati in ANAC, a uno flessibile in cui scelte e responsabilità sono – ferma restando la supervisione dell’ANAC – delegate alle stazioni appaltanti, in qualità di soggetti che meglio possono studiare e conoscere esigenze, vincoli e specificità tecniche dei singoli progetti.
Nel nuovo scenario preparato dal Codice del 2023, in cui le soluzioni praticabili diventano molto più ampie e adattabili caso per caso, con possibilità di appalto integrato, gara ristretta, negoziazione, affidamento diretto, ripartizione in lotti, subappalto, selezione anche col criterio del minor prezzo o del minor costo per velocizzare, etc., si deve essere consapevoli saranno indispensabili stazioni appaltanti e di specchiato profilo tecnico-manageriale, in grado di individuare e selezionare gli operatori migliori per realizzare le opere e per raggiungere il ventaglio di obiettivi che si prefiggono gli investimenti pubblici.
Le stazioni appaltanti sono la testa pensante e il manubrio dei lavori pubblici. La prima vera sfida alla base del Nuovo Codice è proprio questa: poter contare su stazioni appaltanti d’eccellenza che, a mano a mano ma non in tempi troppo lunghi, trasmettano l’eccellenza agli operatori di mercato e alle opere.
Per leggere la nota: Il Nuovo Codice degli Appalti in dieci punti.
Red. Ref.
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