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Fondo Monetario Internazionale e crisi dell'euro
IEO_IMF_greek_euro_crisis_mismanagement (.pdf, 603 Kb)
di Amedeo Panci
Un rapporto dell’Independent Evaluation Office (IEO), organismo interno e indipendente del Fondo monetario internazionale, conferma gli errori compiuti nella gestione della crisi dell’euro che negli anni scorsi ha colpito alcuni paesi periferici dell’euro-zona. Primo tra tutti la Grecia. Il documento, di cui ha parlato tra gli altri eunews riprendendo un articolo del telegraph, sottolinea gli errori nella crisi greca, dove il Fondo è venuto meno ai principi cardine su cui da sempre si basano tutti i suoi interventi. Il FMI ha sottoscritto il bailout del 2010 senza preoccuparsi minimamente del fatto che il debito greco fosse insostenibile, ne del fatto che le gravi misure di austerità imposte al paese alla fine avrebbero ostacolato la ripresa della sua economia. In sintesi, nel 2010 il Fondo ha sottoscritto un piano che fin dall’inizio era chiaramente destinato a fallire. I vertici del Fondo lo hanno fatto aggirando le proprie regole statutarie, e giustificando la deroga con il pericolo di contagio sistemico. Le ragioni di questa scelta da parte del FMI furono chiaramente legate al rischio derivante da una ristrutturazione del debito greco nel 2010, con la crisi dei subprime ancora fresca nella memoria di tutti, e dagli effetti a catena che ne sarebbero potuti derivare per il sistema finanziario e l’economia europea e mondiale. Tale decisione, tuttavia, secondo il documento, mancò della necessaria trasparenza soprattutto nei confronti del board e dei direttori. In estrema sintesi, il salvataggio delle banche del nord Europa venne fatto pagare solo dalla Grecia, su cui è stato imposto un enorme sacrificio (austerità senza taglio del debito ne svalutazione). Il documento accredita dunque la tesi ormai nota come “salvataggio per interposto stato”, secondo cui i bailout della Grecia sono serviti a evitare il collasso delle banche esposte nei confronti di Atene. Banche tedesche e francesi soprattutto. Tesi che qualche tempo fa avevamo ripreso anche noi su Reforming.it.
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