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Crescita, finanza pubblica e redditi dagli anni '60
Guardando alle serie storiche, per l'Italia c'è una cesura netta a inzio anni '90 (primo grafico qui sotto). Crescita continua sino a quel momento, poi rallentamento e stagnazione con dei passi indietro.
Ma vietato trarre conclusioni affrettate su Europa e Euro.
Si è trattato della fine di un'epoca, il passaggio dall'equilibrio politico e economico-sociale, inaugurato molto tempo prima a fine del secondo conflitto mondiale, a un nuovo equilibrio senza punti di riferimento pronti e immediati.
Negli oltre quarant'anni precedenti, l'Italia era riuscita in un percorso di grande sviluppo economico. industriale e sociale (welfare, scuola, università, edilizia abitativa, etc.), ma accumulando un ingente debito pubblico. Dal 1970 al 1990 (secondo grafico qui sotto), il saldo primario è sempre stato costantemente negativo anche per 7-8 p.p. di Pil.
Se questa crescita con indebitamento continuo per mezzo secolo sia stata possibile solo perché realizzata in quel particolare contesto politico (l'appartenenza al blocco "atlantico", l'"ala protettiva" degli Stati Uniti, etc.), è materia prima per gli storici e i politologi e poi per gli economisti. Appare tuttavia plausibile supporre che quel percorso di crescita (tutto imperniato su deficit e debito) debba essere collocato all'interno dei rapporti internazionali, politici ed economici, di quell'epoca, ormai del tutto superati.
Il punto è che, chiusa quell'epoca, un debito pubblico così alto ha cominciato a dimostarsi fattore di debolezza, assorbendo ogni anno significative risorse per il suo servizio. Dopo mezzo secolo di vita repubblicana, da strumento per la promozione dello sviluppo, il debito pubblico ha cominciato a mostrare i controeffetti di stock alti rispetto al Pil. E l'Italia ha dovuto abituarsi a prassi di politica economica molto più attente ai vincoli di bilancio.
Semplificando, dopo una fase di continuo indebitamento pubblico e di elevato risparmio delle famiglie (sino all'inizio degli anni Novanta), il riequilibrio ha reso necessario ottenere e mantenere saldi primari positivi, e in alcuni anni anche significativi, cui ha corrisposto prima un rallentamento e poi una contrazione del risparmio delle famiglie.
Il cambio di passo sarebbe stato ugualmente necessario, anche se non fosse sopraggiunto il progetto europeo.
Ma questa è solo un parte della storia, perché da quell'inizio anni '90 sono passati più di venti anni anni, l'elevato debito è ancora lì e non è stata ancora raggiunta una serena costruttiva convivenza tra obiettivi di equilibrio di bilancio, contrasto del ciclo e crescita. Se ne parla nella prossima infografica.
Da "Inequality amid income stagnation: Italy over the last quarter of a century", di A. Brandolini, R. Gambacorte e A. Rosolia, BdI Occasional Paper n. 442 del Giugno 2018 (GHDI sta per reddito disponible delle famiglie ante imposte):
Dalla "Relazione annuale sul 1997", BdI:
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