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La BdI sui pagamenti in contanti
In audizione sul DDL di bilancio 2023, la Banca d'Italia sottolinea i rischi dell'aumento del tetto per i pagamenti in contanti e dell'introduzione della soglia (60 euro) al di sotto della quale non c'è obbligo di accettare pagamenti elettronici.
Anche se vietarli non è per sé risolutivo dei problemi endemici dell'evasione e dell'economia criminale, i pagamenti cash favoriscono entrambe. Più pagamenti di 5.000 euro al giorno, moltiplicati per tutti gli acquirenti attraverso cui la moneta che non olet può passare, possono sicuramente essere un canale di riciclaggio di proventi di attività illegali o criminali. A questo effetto, di per sé già gravissimo, si aggiunge anche il fatto che pagamenti cash di quel livello favoriscono l'evasione fiscale in un Paese che soffre storicamente di una bassa insufficiente "coscienza" fiscale (come la chiamerebbe il Beppe Fenoglio de "Il Partigiano Johnny").
<< Qualche mese fa - racconta a Red. Reforming un lettore che vive a Roma - ho chiesto un preventivo per la sostituzione della porta blindata. Dopo il sopralluogo a casa, il rappresentante di nota impresa produttrice e rivenditrice di porte blindate su piazza mi ha chiesto, senza troppi giri di parole, se era necessario fatturare. Con il pagamento cash mi sarebbe stato fatto un sostanzioso sconto. Alla mia osservazione che così la porta sarebbe rimasta senza una garanzia ufficiale di prodotto e di installazione, la risposta è stata un po' piccata: Siamo sul mercato da decenni e abbiamo una blindata reputazione di qualità dei prodotti e dell'assistenza al cliente! A me che diplomaticamente prendevo qualche girono per rifletterci, il distinto ma pervicace rappresentante, prima di accomiatarsi, ha chiesto se avessi un po' di cash subito pronto (anche 50 euro) come impegno, per poter avviare subito la produzione e concordare il giorno per i lavori >>.
Comportamenti come questo fanno capire che, se c'è la convenienza al cash, è perché il cash permette di evadere (imposte sul reddito e IVA) e di lasciare le relazioni contrattuali nel vago che, come tutti i vaghi, può sembrare non pericoloso o non dannoso sino a che non emergono problemi.
Su un piano diverso, Banca d'Italia affronta anche il tema del costo degli strumenti di pagamento. Da un lato, la moneta ha degli elevati costi (stamparla, distribuirla, ritirarla se danneggiata, pulirla, proteggerla fisicamente, etc.), dall'altro lato i costi dei pagamenti elettronici si sono significativamente ridotti nel corso del tempo. I costi della circolazione monetaria hanno natura di sistema e si scaricano su tutti per varie vie (compresi i costi bancari nel loro complesso: conti correnti, prelievi, operazioni allo sportello, giorni di valuta, spread tra tassi attivi e tassi passivi, etc.), e proprio per questa ragione sono apparentemente scollegati delle compravendite che ognuno effettua giorno per giorno. Ognuno, invece, è portato a evidenziare tale collegamento tra strumento e costo nel caso di pagamenti elettronici, per il fatto che sono atti che vengono da lui compiuti e che hanno costi espliciti da lui più facilmente percepibili.
I costi dei pagamenti elettronici si sono ridimensionati significativamente nel corso degli anni:
- Un POS "volante", di quelli utilizzabili anche dalle bancarelle ai mercati ortofrutticoli di quartiere, ha un costo di acquisto che non supera i 30-40 euro;
- Le connessioni internet sono accessibili a tariffe flat ormai diventate molto economiche (150-200 Giga al mese per meno di 10 euro, senza volere fare pubblicità a nessuno);
- Oltretutto, la connessione alla rete non deve servire in esclusiva per il POS (molti esercenti, infatti, utilizzano il POS in combinazione con il loro smart-phone);
- Un registratore di cassa attrezzato dura - a seconda del carico delle operazioni - tra 5 e 10 anni e costa, a volere stare alti, quanto un buon pc desktop, un paio di migliaia di euro, ma anche meno;
- Guardando alle proposte sulla rete (su Amazon, solo per un rapido riferimento), si trovano registratori di cassa attrezzati per i pagamenti elettronici anche a 500-600 euro, spese che, ovviamente, sono altrettanti costi di produzione che non fanno reddito imponibile;
- Le commissioni sui pagamenti elettronici (nel complesso della quota alla banca e della quota al circuito di appoggio) sono minime se si usano carte di debito (bancomat) e, per importi bassi, addirittura nulle (come su Nexi e probabilmente altri provider/circuiti);
- Se si usano carte di credito le commissioni contano al più l'1-1,5 per cento del valore della transazione, ma nella rilevazione della BdI allegata si legge un valore medio di 0,65 per cento (tab. 2.2.1 a pag. 20).
Non sono costi che possono giustificare lamentele sulla insostenibilità o sulla esosità dei margini di ricavo di banche e circuiti di pagamento.
Ma, al di là di tutto, pagamenti elettronici trasparenti e sicuri vanno considerati come una caratteristica necessaria dell'attività di vendita di beni e servizi, al pari della sicurezza dei locali, dei controlli di qualità, della responsabilità pre e post vendita, delel regole di svolgimento dell'attività specifiche da settore a settore, etc..
O dovremmo forse dare credito anche a chi si lamentasse, per esempio, della normativa di sicurezza igienico-sanitaria e sostenesse: Ma guarda un po' quanto questi inutili vincoli tolgono a noi e fanno guadagnare i produttori di strumenti e sostanze per pulire, bonificare, disinfettare. O altri esempi similari, troppi se ne potrebbero fare ...
Nei prossimi giorni, Reforming tonerà ancora sul tema con qualche proposta.
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