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Sul DL "Ristori"
Si segnala che l'UPB - Ufficio Parlamentare di Bilancio rende pubblico sul suo sito web la Memoria sul DDL 1994 di conversione del DL 137/2020 cosiddetto "Ristori".
In particolare, il capitolo 4. riguarda la Cassa integrazione a causale COVID-19.
Dalla sintesi riportato sul sito web dell'UPB:
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Le integrazioni salariali. – Il DL 137/2020 si innesta sui precedenti decreti di marzo, maggio e agosto e rivede le regole delle integrazioni salariali con causale COVID-19 prevedendo che tra il 16 novembre 2020 e il 31 gennaio 2021 possano essere utilizzate al più 6 settimane di integrazione salariale, tramite CIG, CIG in deroga o prestazioni della Bilateralità. Gli eventuali periodi di integrazione, già autorizzati in base ai precedenti decreti per utilizzi dal 16 novembre in poi, devono intendersi accorpati alle nuove 6 settimane (tab. 2).
I datori di lavoro già autorizzati all’utilizzo di tutte le 9 settimane della seconda tranche di Cassa COVID-19 concessa dal DL 104/2020 possono, allo scadere del periodo cui la stessa autorizzazione si riferisce, fare richiesta di nuove settimane. Non devono invece attendere la decorrenza del periodo di fruibilità della seconda tranche i datori di lavoro operanti nei settori coinvolti dalle restrizioni previste da DPCM del 24 ottobre.
Per avvalersi delle nuove 6 settimane di integrazione, il datore di lavoro è soggetto al pagamento di un ticket di tiraggio, identico a quello introdotto sulla seconda tranche concessa dal decreto di agosto. Non è soggetto a tale contributo chi ha subito riduzioni di fatturato oltre il 20 per cento, chi ha avviato l’attività dopo il 1° gennaio 2019 e i datori di lavoro operanti nei settori coinvolti dalle restrizioni del DPCM del 24 ottobre.
I datori di lavoro non agricoli che non fanno richiesta delle nuove 6 settimane di integrazione concesse, possono adesso avvalersi della decontribuzione per un periodo massimo di 4 settimane, fruibili entro il 31 gennaio 2021 e nei limiti delle ore di integrazione salariale già utilizzate nel mese di giugno 2020.
In coerenza con la combinazione di interventi adottati, il blocco dei licenziamenti (individuali e collettivi) per ragioni economiche è prolungato sino al 31 gennaio 2021.
Complessivamente le nuove integrazioni salariali di fatto prolungano di alcune settimane lo stesso “pacchetto” di interventi di tutela dei redditi da lavoro e sostegno all’occupazione avviato dal precedente decreto. Da questa prospettiva, il DL 137/2020 si qualifica come “ponte” in attesa dei prossimi interventi, auspicabilmente di natura più strutturale e con un orizzonte più lungo, che potrebbero essere varati prossimamente.
Sul piano degli effetti finanziari, la Relazione tecnica stima in circa 2,1 miliardi l’autorizzazione di spesa per le nuove integrazioni salariali, di cui 0,6 miliardi nel 2020 e 1,5 nel 2021, e in 1,3 miliardi l’effetto sull’indebitamento netto del 2021. Tali importi non sono riportati nel prospetto finanziario del DL 137/2020 perché già scontati nel quadro di finanza pubblica tendenziale del Documento programmatico di bilancio 2021. Il ticket di tiraggio raccoglierebbe poco più di 69 milioni, mentre la decontribuzione genererebbe una spesa fiscale di circa 62 milioni di euro.
Nel complesso, la valutazione degli effetti finanziari appare prudenziale per diverse ragioni. Innanzitutto, la stima è impostata a partire dai dati dei già beneficiari di integrazioni a giugno senza tenere conto della tendenza alla riduzione del ricorso alla Cassa COVID-19 osservabile nei mesi successivi (sul fronte de beneficiari a pagamento diretto). Inoltre, nell’ambito di questa platea, si ipotizza che tutti i datori di lavoro interessanti dalla CIG in deroga e dalle prestazioni della Bilateralità ricorreranno per intero alle 6 settimane aggiuntive. Infine, rispetto a quanto desumibile dai dati dell’Agenzia delle Entrate sui fatturati di impresa, si tiene alta la quota dei datori di lavoro che non sconteranno alcun ticket di tiraggio.
Va inoltre evidenziato che la Relazione tecnica del DL 137/2020 riporta prime indicazioni sulle possibili minori spese rispetto agli impegni complessivamente assunti che potrebbero realizzarsi dalle integrazioni salariali fruibili entro la fine dell’anno previste dal complesso dei decreti anti-crisi. Si tratterebbe approssimativamente di 4,3 miliardi di minori spese rispetto alle autorizzazioni in termini di indebitamento netto (quindi escludendo le contribuzioni sociali figurative).
Nella Memoria si è tentato di riscontrare queste indicazioni formulando una stima preliminare del possibile minore ricorso alle integrazioni salariali basata sui dati del monitoraggio dell’INPS a tutto il 15 ottobre. Nella stima si considerano 4 possibili scenari evolutivi della spesa nei mesi di ottobre, novembre e dicembre in base a differenti ipotesi di diffusione del contagio.
Tutti gli scenari condividono l’ipotesi che a ottobre si manifesti la stessa spesa di settembre, opportunamente integrata delle prestazioni mancanti nel monitoraggio riguardanti i pagamenti a conguaglio e tenendo conto del normale assestamento nel tempo dei dati di monitoraggio. I 4 scenari si differenziano invece nelle stime delle integrazioni relative agli ultimi due mesi dell’anno. Lo scenario “storico” ripropone per novembre e dicembre quelle osservate rispettivamente a marzo e aprile, i due mesi in cui la prima diffusione virale si è manifestata (marzo) e poi ha raggiunto il suo apice (aprile). Gli altri tre scenari collegano le stime di novembre e dicembre alle proiezioni “basse”, “intermedie” e “alte” elaborate dalla Protezione Civile riguardo la quota dei temponi positivi[1].
La figura 1 sintetizza i risultati delle stime e il confronto con le prime indicazioni riportate nel DL 137/2020 (nel pannello di sinistra, la spesa effettiva; nel pannello di destra, le minori spese). In base a queste stime preliminari, la minore spesa per integrazioni salariali fruibili entro la fine del 2020 potrebbe raggiungere un massimo di 8,1 miliardi nello scenario più ottimistico, 5,8 miliardi in quello intermedio, 4,7 miliardi nello scenario storico (sostanzialmente in linea con le indicazioni del DL 137/2020) e 1,5 miliardi in quello più pessimistico che, si ricorda, prefigura una situazione estrema di evoluzione di fatto fuori controllo dei contagi che potrebbe realizzarsi in assenza di adeguati provvedimenti di contrasto.
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