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Le Liquidazioni di fine rapporto
I dati sono di fonte Istat (Conti della Protezione sociale).
Nell'analisi delle statistiche sulla spesa per prestazioni sociali, le Liquidazioni di fine rapporto (TFR/TFS) continuano a svolgere, loro malgrado, un ruolo di "disturbo", soprattutto all'interno di confronti internazionali con paesi che non hanno istituti similari. Va incluso, va escluso, a quale funzione va attribuito? E, soprattutto, volendo concentrare l'attenzione sulla spesa pubblica, come garantire confronti internazionali omogenei, al netto di istituti di natura spuria come le Liquidazioni di fine rapporto in Italia o di altri istituti eventualmente presenti negli altri paesi?
Dal 2007, su sollecitazione di Eurostat, l'Istat suddivide le erogazioni per TFR/TFS secondo due causali:
1) "vecchiaia", quando il pagamento avviene per fine carriera (raggiunti i requisiti utili per il pensionamento),
2) e "disoccupazione", quando il pagamento avviene durante la carriera lavorativa e in senso lato funziona da "cuscinetto" tra un lavoro e l'altro.
Si tratta di una nuova contabilizzazione che, sebbene non perfetta (l'accesso anticipato al TFR/TFS può avvenire anche per altre ragioni, come l'acquisto di prima casa, il pagamento di spese mediche per sè e per i familiari, il finanziamento di periodi di formazione, etc.), permette di analizzare in maniera più trasparente le serie storiche della spesa sociale. Per inciso, per una breve descrizione del perimetro di spesa sociale adottato da Eurostat, si veda Welfare Expenditure Composition.
Il Grafico qui allegato raffigura gli importi corrisposti annualmente per Liquidazioni di fine carriera, dal 1995 al 2017, distinguendo tra l'aggregato Amministrazioni Pubbliche e l'aggregato Totale Economia. Sino al 2006, i pagamenti avvengono tutti con causale "vecchiaia", mentre dal 2007 in poi si distingue tra causale "vecchiaia" e causale "disoccupazione". Oltre che in valore assoluto (milioni di euro), i dati sono riportati anche in percentuale del Pil.
Considerando il Totale Economia, nel 2017 le Liquidazioni in conto "vecchiaia" sono state pari a circa 12,6 miliardi di euro (circa 0,74 per cento del Pil), mentre quelle in conto "disoccupazione" solo di poco inferiori e pari a 12,3 miliardi (circa 0,72 per cento del Pil). Guardando all'aggregato Amministrazioni Pubbliche, nel 2017 poco meno di 8 miliardi di euro sono stati pagati in conto "vecchiaia" (poco meno di 0,5 per cento del Pil) e circa 3,2 miliardi in conto "disoccupazione" (circa 0,2 per cento del Pil).
Si tratta di importi lordi a cui va applicata, secondo la normativa corrente, l'imposizione separata (articolo 17 del TUIR e articolo 2120 del Codice Civile), che implica in sintesi l'applicazione dell'aliquota media dell'Irpef calcolato sui redditi personali (del percettore di TFR/TFS) degli ultimi cinque anni.
Ipotizzando una aliquota media del 27 per cento, nel Totale Economia in conto "vecchiaia" è stato corrisposto un importo aggregato netto di circa lo 0,54 per cento del Pil nel 2017, mentre in conto "disoccupazione" di circa lo 0,52 per cento . Di fatto negli ultimi anni (dal 2013 in poi) le due funzioni sono state utilizzate per importi aggregati grossomodo equivalenti sia al lordo sia al netto, probabilmnete una delle conseguenze della crisi economica che ha aumentato i casi di pagamento della Liquidazione nel corso della vita lavorativa (per perdita del posto di lavoro).
22 agosto 2018, Red. Reforming
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