Proprietà intellettuale e sistemi collaborativi

Gigante ritorna su un tema da lui già affrontato: le criticità dell'attuale sistema di tutela della proprietà intellettuale (brevetti, copyright, TRIPs). E lo fa portando anche la sua esperienza personale di professionista informatico.

L'occasione è la lettura del libro di C. Anderson "Gratis. Come funzionerà l'economia del futuro".

La diffusione del web e le possibilità, potenzialmente infinite, che esso apre di aggregare persone e farle partecipare a progetti a flusso continuo stanno cambiando modalità e costi della ricerca e dell'innovazione.

Per adesso il cambiamento si sta realizzando soprattutto nell'IT, non a caso l'ambito più vicino al web se non direttamente tutt'uno col web, con la diffusione dell'open source.

Ma, di fronte ai problemi da congestione di brevetti e ai costi proibitivi per l'uso di pezzi di proprietà intellettuale (due aspetti che a lungo andare danneggiano sia innovatori sia fruitori dell'innovazione), modalità maggiormente collaborative di creazione e utilizzo dell'innovazione potrebbero essere la strada, senza ovviamente eccedere in estrosità o utopia e mantenendo ben chiaro che non si può eludere la giusta remunerazione degli investimenti e del lavoro di R&S.

Domenico ci accompagna in una bella e ricca cavalcata delle idee, da Thomas Jefferson a Michael Sandel, passando per la paradigmatica vicenda umana e professionale del molisano Vincenzo Tiberio. I profondi cambiamenti di prospettiva rispecchiano, non solo le diverse sensibilità dei vari pensatori e businessmen, ma soprattutto la distanza di vincoli, rischi, scala dei fenomeni e potenzialità degli gli Us di inizio 1800 (dove si muoveva Jefferson) rispetto al mondo globalizzato del terzo millennio avanzato (che hanno davanti Sandel e gli altri che intervengono nel dibattito corrente).

<< Le idee (quando ci sono) sono la merce abbondante per eccellenza, perché oggi possono propagarsi a zero costi marginali. Una volta nate, tendono a diffondersi ovunque, arricchendo ogni persona che raggiungono e ogni cosa che toccano. Le leggi sulla proprietà intellettuale tendono invece a creare una scarsità artificiale di idee, con l’obiettivo di poter loro assegnare prezzi di utilizzo e così remunerare autori e inventori. Da più parti si fa rilevare che la creazione di scarsità artificiale e legale attorno alle nuove idee, nata due secoli fa come mezzo di promozione degli investimenti e degli sforzi di autori e inventori, nelle condizioni economico-sociali contemporanee appaia sempre più come una difesa patrimoniale sproporzionata. Corrispondentemente, brevetti, copyright e segreti aziendali sono sempre più criticati come soluzioni strategiche per ostacolare il flusso naturale delle idee tra la gente e generare gli ingenti ricavi per i titolari. Non è facile riposizionare l’asticella tra l’esigenza di remunerare [l’attività di R&S] e l’obiettivo di favorire un più facile accesso all’innovazione sia da parte dei cittadini suoi “consumatori finali” sia di chi la usa come input produttivo di beni, servizi ed eventualmente di altra innovazione. Non è facile ma è sicuramente tra le sfide più grandi che accomunano tutti i Paesi del TRIPs (praticamente quasi tutto il globo) all’inizio del terzo millennio, se solo si riflette su quanto pervasive scienza e tecnologia siano diventate rispetto ai processi di governo, agli equilibri socio-politici e alla affermazione di principi etici e di valori fondanti del vivere associato, molti dei quali direttamente sanciti nelle Carte costituzionali >>.

La parola a Domenico e alla sua Nota, non prima di aver pubblicamente ringraziato gli autori collettivi del pacchetto gratuito LAMP (acronimo di <Linux + Apache + Mysql + PHP>, cioè il pacchetto di sistema operativo, server web, database e linguaggio di programmazione lato server) che gli hanno permesso, venti anni fa, di avviare la sua attività da libero professionista e, in queste vesti, di farcelo incontrare.