Il welfare locale

Il CNEL pubblica il Rapporto "I servizi sociali territoriali - Un'analisi per territorio provinciale".

Il lavoro offre una mappatura sintetica ma completa delle risorse del cosiddetto welfare locale o welfare "minore", comprendente quelle prestazioni, normalmente promosse e organizzate a livello comunale o di area vasta, che completano i capitoli più importanti del welfare system (pensioni, sanità acuta, ltc, e ammortizzatori del mercato del lavoro).

L'attributo di "minore", anche se frequentemente utilizzato, non rende l'importanza di queste prestazioni, che si rivolgono a un'ampia varietà di bisogni, possono essere articolate a seconda delle caratteristiche e delle esigenze prevalenti sul territorio, sono importanti anche come raccordo tra gli obiettivi di riduzione/eliminazione del bisogno e gli obiettivi di cambiamento e crescita.

Il loro finanziamento si affida a più fonti che si combinano in maniera diversa a seconda del contesto: fondi statali ripartiti periodicamente, fondi statali assegnati sulla base di partecipazione a bandi, risorse locali del Comune o di raggruppamenti di Comuni, possibili sostegni dai bilanci regionali e da realtà private (associazioni, fondazioni, donazioni, etc.), eventuali compartecipazioni alla spesa a carico dei cittadini fruitori (laddove possibile). 

Il lavoro del CNEL è particolarmente meritorio perché questo universo di prestazioni - frastagliato sul territorio e riportato nelle contabilità non sempre immediatamente confrontabili dei Comuni e degli Enti locali - è sempre rimasto difficile da inquadrare e da ricondurre a una visione sistemica, due passaggi indispensabili per indirizzare le scelte di policy e verificare i risultati. 

Le prestazioni di welfare locale comprendono: sostegni alle famiglie, misure a favore di minori e giovani, assistenza a disabili e anziani, contrasto delle dipendenze, aiuto da professionisti come assistenti sociali e psicoterapeuti, disponibilità di consultori, interventi di riduzione della povertà (inclusa quella alimentare), aiuti nell'accesso alla e nel mantenimento della casa, misure per contrastare l'esclusione sociale e favorire la coesione nei contesti urbani e tra territori. Alcune di queste prestazioni si pongono in rapporto di complementarità/integrazione con istituti nazionali che si prefiggono le stesse finalità (per richiesta di legge, per scelta o per convenienza); altre prestazioni, invece, si pongono come iniziative locali senza collegamenti specifici con il welfare "maggiore". In questo secondo caso, capita che il finanziamento sia affidato soprattutto ai bilanci di Comuni e/o Enti locali.

Questa breve premessa è importante per interpretare bene i numeri riportati qui di seguito, che provengono sia dal Rapporto del CNEL sia dall'infografica che lo correda.

La caratteristica che più balza agli occhi è l'ampia disparità territoriale, con il Nord molto molto più equipaggiato del Centro e soprattutto del Mezzogiorno. Nel cartogramma, la Calabria quasi scompare, la Sicilia (con tutto il suo SS) ha le stesse dimensioni delle Marche o dell'Umbria, la Campania entra interamente nel perimetro della Valle d'Aosta, la Basilicata conta quanto una sola provincia lombarda, etc. etc..

È un problema che va risolto, ma avendo ben chiaro che le cause sono multiple e non possono essere semplificate e ricondotte solo al rapporto ìmpari tra Nord, Centro-Nord e Mezzogiorno nella ricognizione delle esigenze (soprattutto quelle integranti livelli essenziali delle prestazioni), nello stanziamento e nella ripartizione dei fondi nazionali, e nello status-quo delle dotazioni infrastrutturali (eredità storica che pesa anche sulle spese correnti di erogazione delle prestazioni).

Sicuramente questi aspetti incidono, aiutati anche dalla confusione in cui si muove da tempo il rapporto tra finanza pubblica derivata e finanza pubblica decentrata. Ma sui profondi divari tra territori pesano anche differenze di qualità della PA, di capacità di programmare, di livello di capitale sociale, di effettivo impiego delle risorse con costanza e costruttività, di qualità della spesa, di volontà di dedicare risorse autonome anche al di là della ripartizione dei fondi nazionali. Ovviamente, la presenza di queste concause non rende minimamente meno grave le distanze che separano le varie parti del Paese.

Una analisi attenta ed equanime della cause - scevra sia da eccessi di "meridionalismo" che di "nordismo" - è necessaria se si vuole affrontare e superare le storiche incistate spaccature del Paese.