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Bentornato "Duni"
Con questo breve ma appassionato articolo Ettore Stella jr. saluta il nuovo corso che, dopo anni di abbandono, si sta aprendo per una architettura importante per la vita e l'economia della città Capitale europea della cultura dell'anno 2019.
Sarebbe stato perfetto avere quest'opera già revitalizzata e accogliente durante il 2019. L'importante è averla ritrovata.
Quando fu progettata, con caffetteria e sale e stanze dell'annesso complesso alberghiero (poi mai realizzato), per molti aspetti anticipava in scala la polifunzionalità del Centro Pompidou-Beabourg di Parigi, nel cuore di una piccola città che negli anni '50 aveva voglia di cambiare e crescere come tutto il resto del Paese.
L'augurio è che il Cinema Teatro intitolato a Egidio Romualdo Duni (altra figura che incrocia Matera con Parigi) non venga più dimenticato e le sue potenzialità messe a servizio dello sviluppo culturale, umano ed economico della Città, tre direttrici che, se si rinforzano a vicenda, portano lontano e fanno vivere bene.
Ma lasciamo la parola a Ettore jr..
di Ettore Stella jr.
Il Cinema Teatro "Duni" è di nuovo patrimonio della Città di Matera
“Matera è oggi una città che può considerare il proprio passato senza avvertire angoscia e pensare al proprio sviluppo a partire anche dalla straordinaria eredità di cui questo passato l’ha dotata”(1).
Ad esprimersi così, nel novembre 2013 sulle pagine di “Casabella”, è Francesco Dal Co, assumendo una posizione di tutto rilievo a favore delle aspirazioni di Matera a candidarsi come Capitale Europea della Cultura per il 2019.
L’anno di Matera Capitale Europea della Cultura è ormai alle spalle. L’ha vista protagonista indiscussa con la realizzazione di innumerevoli e qualificati eventi e la incoraggiante presenza, da ogni parte del mondo, di numerosi “cittadini temporanei”.
Ha saputo imporsi all’attenzione internazionale acquisendo un importante rilievo culturale ed economico.
Se, per un verso, il 2019 ha rappresentato per Matera l’anno della notorietà e della sua innegabile qualificata reputazione extra-europea, dall’altro non può che ascriversi soltanto a quest’ultimissimo periodo un’importante eredità di “Matera2019”, con la recentissima acquisizione alla collettività dello storico Cinema Teatro "Duni": un’architettura di rilevanza civile e punto di riferimento dell’intera Città, riconosciuto a ottobre 2017 “bene culturale” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (2).
Dopo lungo periodo di inattività torna a nuova vita il “Duni”, e ad assolvere la sua funzione di incubatore delle arti, della musica e dello spettacolo, con il trasferimento di proprietà al Comune di Matera che ne ha riconosciuto anzitempo il valore storico e di testimone più rappresentativo della storia urbana degli ultimi settant’anni, da tutelare e salvaguardare quale opera di architettura moderna di cui la città preliminarmente, l’Italia e l’Europa non potevano privarsi (3).
Matera ne aveva bisogno e va subito detto che il restauro di questo antico moderno tempio dello spettacolo e della cultura, vero e proprio “landmark”, deve configurarsi come fondamentale investimento per la Città, perché si proietti al futuro in continuità con il forte senso di identità e comunità, in sintonia con le coraggiose visioni e sperimentazioni avute senza codificazioni sin dal Secondo Dopoguerra. Esso sorge in un’area residuale posta tra Via Roma e Via Lucana, nel centro urbano di Matera, come parte dall’iniziativa di una società che allora seppe interpretare un proprio bisogno culturale per migliorare le qualità della vita cittadina attraverso anche l’importante ruolo esprimibile dall’architettura.
Il Cinema Teatro "Duni" fu realizzato su progetto di Ettore Stella (in calce brevi cenni biografici), architetto di forte carisma, statura culturale e robusta personalità architettonica.
La costruzione ebbe inizio nel 1946 e terminò nel 1949, quando fu presentata con stupore e ammirazione di pubblico e ricevette l’interesse del mondo dell’architettura, non solo italiana. Nel progetto furono espressamente recepiti i principi della “promenade architecturale” esposti da Le Corbusier attraverso il superamento del dislivello di accesso alla galleria con due rampe in lieve pendenza, al posto delle usuali scalinate.
Sul conto dell’edificio e del suo progettista si è spesso occupato l’architetto materano Luigi Acito (4) sottolineando l’importante ruolo di Stella nell’architettura italiana attraverso un’attenta rilettura a tutela della sua opera e in particolare del “Duni”.
Egli scrive:
<< Stella definisce l’impianto planimetrico prevedendo gli accessi alla sala da entrambe le strade e configura un lungo vestibolo, che diviene una suggestiva galleria urbana oltre che il grande foyer del teatro. Nel progetto originario un edificio-albergo avrebbe dovuto chiudere il fronte su via Lucana, conferendo una forma architettonica al lato verso la strada e creando un accesso maggiormente visibile alla sala mediante la realizzazione, al piano terra, di una caffetteria in continuità con il vestibolo del cinema.
Questa parte del progetto purtroppo non sarà realizzata, né lo sarà la caffetteria al piano terra: al loro posto verrà costruito, qualche anno dopo, un edificio residenziale. Pertanto, se si esclude il piccolo (e mai completato) fronte del cinema affacciantesi su via Roma, quest’opera è priva di un’architettura esterna e, viceversa, si sviluppa tutta entro il suo involucro.
L’impianto possiede un’eccellente funzionalità e una grande permeabilità spaziale. La cassa è posizionata al centro del foyer, nel punto in cui si dipartono le due rampe contrapposte che conducono al livello superiore della galleria. Gli elementi architettonici instaurano tra loro un gioco raffinato di relazioni e contrasti: le rampe si librano nello spazio del vestibolo, i possenti pilastri sono sagomati per assecondare il fascio delle forze cui sono soggetti, le grandi vetrate trasparenti verso il giardino trovano un naturale prolungamento, al di là delle porte divisorie, nello spazio della sala con il grande sbalzo della struttura della galleria che domina la platea e si protende verso la scena, felicemente inquadrata, quest’ultima, da una leggera plafonatura del soffitto e da due quinte laterali orientate per favorire l’acustica.
Unitamente a questi elementi che caratterizzano la configurazione spaziale e architettonica, aspetti non secondari dell’opera sono quelli tecnologici. La copertura, a campata unica, è realizzata con lunghe travi reticolari curve in cemento armato. Le plafonature e i rivestimenti interni della sala sono realizzati con lastre di un nuovo materiale di fibra di legno mineralizzato (populit gamma), che possiede buone caratteristiche fono assorbenti. Le finiture dei pilastri sono in stucco a fuoco; le rampe sono rivestite in linoleum, con parapetti in cristallo; la pietra locale, lasciata a vista, è impiegata sui muri di fondo del vestibolo.
Le dotazioni impiantistiche prevedono un sistema di termoventilazione innovativo per l’epoca e attrezzature per proiezione a trasparenza. Invero, con la realizzazione del Cinema Teatro "Duni" si compie, nell’architettura pubblica di Matera, una vera e propria svolta: in quest’opera si fondono, con esiti felici, investimento economico, scelta del progettista, impiego di nuove tecniche costruttive e di materiali accuratamente lavorati, esprimendo una condizione civica assolutamente nuova, in quegli anni del Dopoguerra, per la città; una condizione di forte identificazione tra oggetto architettonico e comunità.
Questo lavoro di Stella inaugura una stagione importante per Matera, predisponendola a ulteriori significativi apporti negli anni successivi. Esso annuncia valori nuovi in una Città ancora improntata da un’edilizia burocratica. Per dirla con Vincenzo Monaco: “[...] Aveva Cristo finalmente mandato un suo profeta oltre Eboli che non fosse il solito ingegnere del Genio Civile? >>
Come si intuisce, ieri come oggi la nuova sorte del “Duni” dipenderà dalla capacità e dalle scelte gestionali dell’intera produzione culturale dell’edificio-teatro, non disgiunta dal suo sapiente restauro e adeguamento funzionale senza eccessive manipolazioni. E questo appello è insito anche nella proposta progettuale di restauro offerta dallo stesso Acito alla Municipalità di Matera.
Ed allora va ricordato che il “Duni”, con la sua architettura organica, è parte importante del genius loci materano ed è ancora resistente ai tanti mutamenti che hanno alterato l’immagine della Città e, per questa intima coerenza, forte della sua storia va conservato come antidoto al disordinato dibattito sulle scelte urbanistiche in corso.
Ettore Stella jr.
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(1) Francesco Dal Co, "Perché Matera nel 2019", Casabella n. 831, novembre 2013, pag. 89
(2) Il Cinema Teatro "E.R. Duni" di Matera è dichiarato di interesse culturale ai sensi dell’art. 10, c. 3, lett. a) del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e pertanto sottoposto a tutte le disposizioni di tutela
(3) Deliberazione della Giunta, Comune di Matera n. 438 del 10/10/2019
(4) Luigi Acito, Modernità ai margini, Ettore Stella 1915-1951, Electa Architettura, 2011
Brevi cenni biografici sull'Arch. Ettore Stella
Ettore Stella, architetto e urbanista.
Nato a Matera nel novembre del 1915, frequenta dapprima a Napoli il Liceo Artistico e poi arriva a Roma nel 1934 per studiare alla Facoltà di Architettura.
Collaboratore sin da studente nello studio romano di Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti (Villa Petacci, Colonia Marina per 50 giovani fasciste e Villa Bastianini). Poco prima della sua laurea risulta vincitore con Emilio Stefano Garau dei “Littoriali di Architettura” per il progetto dell’Auditorium di 5000 posti e il Palazzo del G.U.F. all’E42 di Roma, balzando improvvisamente alle cronache di architettura e alla critica del tempo. Il progetto vincitore è illustrato da Giuseppe Pagano sulle pagine di Casabella esaltandone il coraggio e la modernità dell’opera.
La guerra interrompe la sua attività. Rientrato a Roma nel 1945, riprende la collaborazione con Monaco e Luccichenti (Ville Zucchi, Magazzino portuale a Napoli, Ospedale traumatologico dell’INAIL a Roma), quando in conseguenza dell’incarico del Cinema Teatro "Duni" matura l’idea di fare ritorno a Matera, decisione quest’ultima che non pregiudica del tutto il rapporto di collaborazione con i due patron romani, se è vero che nel 1947-48 figura nel team del progetto per il Colyseum Center. Tanto Monaco quanto Luccichenti sentono un’affinità elettiva molto forte con Stella, col quale condividono la rilettura storica della vicenda razionalista e le aspirazioni dell’architettura a ricongiungersi all’invenzione tecnologica e all’attenzione costruttiva. Si racconta che tra i diretti interessati si sia parlato in più di un’occasione di una possibile associazione a tre (Paolo Melis, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, "Opera Completa", Electa Architettura, 2018).
Artefice dei primi dibattiti sul risanamento dell’abitato di Matera. Allestirà, nella primavera del 1946, con il patrocinio della federazione del P.C.I. e di Michele Bianco, la prima mostra fotografica di denuncia sulle condizioni di vita degli abitanti dei Rioni “Sassi”, così orientando la classe politica a una corretta espansione della città e a “strappare al Governo” la prima legge sui Sassi. Anticiperà di alcuni anni l’attenzione verso Matera di sociologi americani e italiani, di economisti e architetti.
Realizza a Matera opere civili di valenza architettonica tra cui il Cinema Teatro "Duni”, il Sanatorio per Tbc, vari lotti di case popolari e il progetto per il Centro Sanitario di Tricarico. Cura l’allestimento di negozi come il Caffè Rosati in Via Veneto a Roma, la Cartolibreria Montemurro e La Milanese in Via del Corso (già Corso Umberto) a Matera, e il Gran Caffè Italia a Potenza, oltre a varie residenze private di estimatori e amici tra cui Casa Trippitelli a Matera e Villa Reichlin a Trani. Il suo nome è legato alla partecipazione alla "Mostra sulla Ricostruzione Nazionale" nel maggio 1950 e alla "IX Triennale di Milano" del 1951 nella Sezione Architettura Spontanea. Fu incaricato da Adriano Olivetti di predisporre, per conto dell’Unrra-Casas Prima Giunta, il progetto di massima per il Borgo “La Martella” per 200 famiglie, destinato ad accogliere i primi sfollati dei Rioni “Sassi”. Il contributo alla costruzione del Borgo "La Martella" furono interroti dalla sua tragica scomparsa nel febbraio 1951, all’età di soli trentacinque anni, per un incidente stradale alle porte di Altamura.
“[Al linguaggio] assimilato nel dibattito della scuola romana Stella [univa] nell’immediato Dopoguerra le aspirazioni dell’architettura a ricongiungersi alla invenzione tecnologica. Come ebbe a sostenere Amerigo Restucci: La fiducia in un’architettura capace di influenzare l’immagine della Città con la chiarezza di un messaggio formale e tecnologico caratterizza i progetti di Stella che mostrano una fedeltà al rigorismo italiano anteguerra” (Luigi Acito, "Il Cinema Teatro Duni di Matera. Un’architettura moderna da tutelare", Libria, 1999).
Alcune fotografie dall'Archivio "Architetto Ettore Stella, Matera":
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