È sempre il secolo della Cina

Il trauma non ha scalfito la sua leadership globale.

I dati di produzione manifatturiera, valore aggiunto, peso sull'export ma anche sulla domanda mondiale, oltre che l'utilizzo crescente di brevetti e high-tech, fanno capire che la Cina si è già risvegliata nel post COVID e, anzi, non si è mai addormentata.

Si attribuisce a Napoleone il profetico, col senno di molto poi: "Lasciate dormire la Cina perché, quando si sveglierà, tremerà tutto il mondo".

La frase sarebbe stata ripetuta anche da Lenin negli ultimi anni di vita.

Napoleone commentava preoccupato la relazione scritta da Lord Macartney per il Re di Inghilterra Giorgio III, finita nelle sue mani non si sa come, probabilmente per servizi di spionaggio. Macartney era stato inviato in Cina a capo di una delegazione diplomatica per esplorare possibili nuove relazioni commerciali.

Non è dato sapere se, a distanza di un secolo, la ripresa del commento da parte di Lenin fosse anch'essa di preoccupazione, o piuttosto di augurio mentre, nei primi anni Venti del Novecento, si organizzava il PCC (Partito comunista cinese).

Sia Napoleone che Lenin parlavano per intuizione politica, quando ancora la Cina aveva destini sconosciuti e anche imperscrutabili per lontananza culturale e geografica.

Oggi i dati parlano chiaro. La Cina è sveglia, è rimasta sveglia anche durante COVID-19, e ha numeri che indicano che i destini del resto del Mondo nel XXI secolo sono pervasivamente intrecciati a quello che lì si decide e si fa.

Simona Costagli riassume alcune evidenze utilizzando dati del FMI e dell'ONU.