Qui Edimburgo, rispondete Roma...

Ora, non voglio entrare nel merito della bontà o meno della misura individuata dai rappresentanti del Partito Socialdemocratico per due motivi: primo perché non ho tutti gli elementi, e secondo perché non è questo il punto cruciale della riflessione.

Già, perché il punto qui è che a una proposta, giusta o sbagliata non lo so, ma senz’altro lucida, è corrisposta una obiezione da parte del Partito Conservatore altrettanto lucida: mentre una politica di immigrazione attentamente controllata potrebbe aiutare a colmare alcune lacune del sistema, “invitare” fino a 400.000 persone in Scozia in un breve arco di tempo metterebbe sotto pressione sia il settore immobiliare sia la fornitura di servizi pubblici essenziali, come l’istruzione e il sistema sanitario.

Anche qui - si è capito ormai - non ha senso entrare nell’analisi della fondatezza o meno dell’obiezione, perché non stiamo confrontando le due posizioni (di sinistra o di destra), ma il livello del dibattito politico di due Paesi, Italia e Scozia, che in barba a quel che suggerirebbe il buon senso pare tanto più elevato quanto più alto è il consumo pro capite di whiskey: 1,25 lt nel Regno Unito contro gli 0,16 lt dell’Italia.

E mi è venuta alla mente una frase, erroneamente attribuita a volte a Churchill a volte a De Gasperi, e che invece appartiene a James Freeman Clarke (un predicatore e teologo statunitense) che nel 1870 nel suo articolo "Wanted, a Statesman!" scrisse:

“[...] C'è una grande differenza tra il politico e lo statista. Un politico, per esempio, è un uomo che pensa alle prossime elezioni; mentre lo statista pensa alla prossima generazione”.

O forse al prossimo bicchiere di whiskey.

30 maggio 2018, GP