<<Il Focus ipercorre il dibattito sulla opportunità di esonerare specifici gruppi di lavoratori dagli inasprimenti dei requisiti di pensionamento previsti dalla riforma pensionistica Fornero. Si tratta dei cosiddetti esodati, cioè di coloro che erano cessati dal lavoro o avevano accettato/deciso modifiche rilevanti nell’ambito dell’attività lavorativa in previsione del pensionamento e che poi la riforma avrebbe costretto a posticipare la decorrenza della pensione.
Da allora si sono susseguiti sette provvedimenti di salvaguardia che hanno interessato circa il 10 per cento del flusso annuale di nuove pensioni per vecchiaia e anzianità sorte nel 2014 e nel 2015, per una spesa complessiva, tra il 2013 e il 2023, di 11,4 miliardi di euro, circa il 13 per cento dei risparmi previsti dalla stessa riforma Fornero. L’esperienza complessiva delle misure di salvaguardia succedutesi dal 2012 evidenzia una serie di criticità.
La prima riguarda la produzione normativa, assai complessa sia per le istituzioni chiamate a rendere operative le regole di salvaguardia, sia per i cittadini che devono conoscerla per avanzare domanda. Criticità più rilevanti attengono alla sfera della policy. I primi interventi di salvaguardia potevano apparire come necessari perfezionamenti di una riforma, come quella Fornero, adottata in via d’urgenza per fronteggiare una situazione di emergenza economica. Le successive salvaguardie, che non solo hanno reso più laschi i requisiti richiesti per accedere agli esoneri per le categorie inizialmente previste ma hanno progressivamente incluso categorie di esodati del tutto nuove, hanno invece rivelato incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e difficoltà nel reperire dati affidabili per perimetrare le platee dei possibili beneficiari.
Nel tempo le diverse salvaguardie hanno determinato un percorso di quasi integrale tutela delle aspettative, includendo progressivamente anche coloro che avevano preso decisioni molti anni prima della riforma Fornero e che attendevano la decorrenza della pensione anche in tempi di molto successivi alla riforma. Complessivamente, a posteriori, le salvaguardie più che uno strumento di tutela dei lavoratori in difficoltà economica negli anni tra la cessazione dell’attività e la percezione della prima pensione (gli esodati in senso stretto), sembrano supplire alla inadeguatezza delle politiche passive del lavoro o di altri istituti di welfare, rendendo in tal modo meno trasparente il disegno delle politiche e le priorità dell’azione pubblica.>>