Prezzi zonali per il mercato elettrico

All'avvio della Borsa elettrica italiana ormai oltre venti anni fa, al posto di una piena possibilità di zonazione si optò per il PUN (o uniform-price) lato acquisti, soprattutto per evitare ripercussioni sulle più deboli Regioni del Mezzogiorno, dove sarebbero emersi i prezzi zonali più alti.

Oltre un quarto di secolo di PUN, non solo non ha fatto bene al Mezzogiorno, ma ha lasciati irrisolti problemi che adesso si tanno ritorcendo anche contro le aree più sviluppate del Paese. Rispetto ai primi anni Duemila, infatti, sono aumentate le esigenze di prelievo dalla rete nel Nord, in un contesto globale molto più complesso sul piano geopolitico e quindi energetico, mentre nel Mezzogiorno la domanda è rimasta stagnante o addirittura diminuita relativamente alla generazione disponibile, così causando l’inversione del flusso di energia elettrica da Nord->Mezzogiorno e Mezzogiorno->Nord che adesso sconta i limiti della capacità di trasporto sulla rete a svantaggio del Nord.

Se ci si fosse staccati prima dal PUN, i prezzi zonali avrebbero stimolato l’ampliamento della generazione, spinto a ottimizzare i consumi, richiamato l’attenzione dei decisori politici e soprattutto dei cittadini votanti sull’urgenza di migliorare la magliatura e la qualità della rete.

Si deve evitare la versione del nuovo millennio della cosiddetta sindrome “A2”, l’”Autostrada del Mediterraneo” tra Salerno e Reggio Calabria che, rimasta gratuita da sempre come ipotetico volano di sviluppo del Mezzogiorno, è rimasta anche meno attrezzata, poco interconnessa col resto della viabilità, senza continuazione sul lato jonico dopo Reggio Calabria, senza diramazione verso la costa jonica subito sotto il confine tra Basilicata e Calabria. Sarebbe stato molto meglio per tutti, in uscita da quei territori e in entrata, pagarla ma averla e pretenderla di tutt’altra magliatura e qualità.

C’è da augurarsi che effettivamente il mercato dell'energia elettrica all'ingrosso passi a prezzi di equilibrio zonali superando, dopo il PUN, anche il nuovo PUN del GME adottato per la fase di transizione tra il 1° gennaio 2015 e il 1° gennaio 2026.

Rispetto ai primi anni Duemila, questa volta toccherà al Nord, alla parte più sviluppata, innovativa ed “europea” del Paese, compiere il passo per dare l’esempio a tutti di come i vincoli non vadano nascosti ma affrontati e risolti. Le rendite zonali serviranno per rafforzare il più rapidamente possibile l’interconnessione interna e le connessioni con gli altri Partner UE. Prima o poi questi sforzi serviranno a tutti, compresi gli altri Paesi europei con i quali l’Italia è elettricamente integrata, perché la rete è per definizione un bene tecnologico condiviso. La noblesse oblige.

            Red. Ref, 17 febbraio 2025