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Casse dei Professionisti e Fiscalità
Si allega la Nota: Casse di Previdenza dei Liberi Professionisti e Legge di Stabilità 2015 - Una proposta.
Il tema è già comparso al dibattito in altri momenti.
Questa volta è stato riportato all'attenzione dalla Legge di Stabilità 2015, che ha modificato il trattamento fiscale dei redditi finanziari delle Casse di Previdenza dei Professionisti e del risultato di gestione delle forme di previdenza complementare.
Il tema riguarda ruolo e funzioni delle Casse.Le Casse hanno lamentato in più occasioni il diverso trattamento dei loro investimenti rispetto agli investimenti dei fondi pensione che godono di favore fiscale (ampio se si considera anche la fase di godimento delle prestazioni).
Da un certo punto di vista hanno ragione, perché investimenti con la medesima finalità previdenziale non dovrebbero avere trattamenti molto diversi (per coerenza interna al sistema fiscale).
Tuttavia le Casse si occupano del primo pilastro (obbligatorio) mentre i fondi pensione del secondo (complementare). Il trattamento di favore del secondo pilastro è necessario per incentivare l’adesione dei lavoratori/professionisti e ribilanciare il criterio di finanziamento delle pensioni e del welfare che oggi in Italia si affida troppo al pay-as-you-go e poco all’accumulazione reale. Dietro il trattamento di favore non c’è solo la “ricompensa” per il cittadino che provvede da solo e volontariamente a prepararsi redditi adeguati per la vecchiaia, ma anche il riconoscimento che la scelta individuale permette un ridisegno sistemico utile a tutti (migliora la sostenibilità del welfare system, aiuta la diversificazione degli istituti, crea le condizioni per l'adeguatezza delle prestazioni, etc.).
Che cosa potrebbero fare le Casse per avere accesso allo stesso trattamento dei fondi pensione?
La pensione del primo pilastro dei liberi professionisti potrebbe uniformarsi alle regole generali del primo pilastro, e le Casse diventare, per i loro iscritti, lo sponsor di fondi pensione con accesso alla stessa medesima fiscalità di favore dei fondi pensione. Le due funzioni potrebbero rimanere entrambe in capo alle Casse, ma formalmente e contabilmente distinte.
Per muoversi in questa direzione, tra i tanti aspetti da definire c’è anche quello di individuare le aliquote di contribuzione in conto primo pilastro e in conto fondo pensione. Per la prima si potrebbe ipotizzare un intervallo 15-20% del reddito professionale lordo. Per la seconda si potrebbe ipotizzare che, come avviene per il Tfr devolvibile al fondo pensione nel comparto del lavoro dipendente, il 6,41% del reddito professionale lordo venga completamente esentato da imposizione e contribuzione al primo pilastro se utilizzato per finanziare il fondo pensione.
Se le Casse accettassero questa trasformazione e questa “sfida”, diventerebbero attive protagoniste di quel ribilanciamento tra finanziamento pay-as-you-go e finanziamento tramite accumulazione reale di cui il sistema pensionistico e di welfare italiano ha bisogno. Tra l’altro, se la scelta dell’aliquota di contribuzione al primo pilastro di posizionasse prossima al 15% (quindi bassa rispetto ai livelli medi attuali tenuto conto dell’esistenza di contributi soggettivi volontari addizionali), la riforma potrebbe essere vista nel complesso come una forma di opting-out dal primo pilastro verso il secondo.
Pur sintetica, descrittiva e con tanti aspetti tecnici da approfondire, la Reforming Note desidera far circolare questa proposta al dibattito.
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