Domande di Q-100 per tipologia di lavoro

16 Aprile, 2019

Questa infografica, la seconda che Reforming dedicata alle domande di Quota-100 (qui la prima), utilizza i dati pubblicamente diffusi dall'INPS in data 16 aprile 2019, coprenti tutte le domande pervenute sino al giorno precedente.

Il 35,9 per cento proviene da lavoratori dipendenti privati iscritti al FPLD, il 33,5 da lavoratori dipendenti pubblici, l'8,7 da artigiani, l'8,4 da commercianti, poco più del 2 da agricoltori.

Lavoratori dipendenti privati sono anche gli iscritti ai cosiddetti "Fondi speciali" dell'INPS e all'ENPALS (per i settori dello spettacolo e dello sport), da cui rispettivamente provengono circa il 4,7 e lo 0,4 per cento delle domande.

Le domande provenienti dalla Gestione separata dell'INPS contano per lo 0,1 per cento (la componente più piccola), mentre contano poco più del 6,3 per cento le domande che si avvalgono del cumulo di contributi versati in Gestioni/Fondi diversi.

Per una visualizzazione più "compatta" è possibile riclassificare i dati distinguendo tre gruppi:

1. I lavoratori dipendenti privati come aggregato di FPLD, ENPALS e Fondi speciali;

2. I lavoratori dipendenti pubblici;

3. I lavoratori autonomi (agricoltori, artigiani e commercianti) e i parasubordinati.

Se si escludono le domande che si avvalgono del cumulo dei contributi, il complesso del lavoro privato ha sinora espresso il 44 per cento delle domande, mentre il 36 è arrivato dal comparto pubblico e il 20 per cento dall'autonomo (inclusivo dei parasubordinati).

Se le domande che si avvalgono del cumulo vengono riferite al complesso del lavoro privato (accorpandole allo stesso), le percentuali appena indicate cambiano un po' e diventano rispettivamente 47 (+3 p.p.), 34 (-2 p.p.) e 19 (-1 p.p.). Non è detto, a ogni modo, che esse provengano interamente dal comparto del lavoro dipendente privato.

Mantenendo i tre gruppi appena definiti, le domande possono essere rapportate agli occupati totali di ciascun gruppo.

I dati ISTAT ("Conti nazionali, Occupazione regolare, irregolare e popolazione" e "Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche"), congiuntamente a quelli sui liberi professionisti ("Rapporto di ConfProfessioni") permettono di quantificare in poco più di 16 milioni i lavoratori dipendenti privati, poco più di 3,3 milioni i lavoratori dipendenti pubblici, poco meno di 5,0 milioni gli autonomi e i parasubordinati (i.e. gli occupati indipendenti depurati dai liberi professionisti). Queste platee si riferiscono al totale degli occupati regolari e irregolari. Se si restringe l'analisi agli occupati regolari, i lavoratori dipendenti privati si attestano a poco più di 13 mentre milioni mentre gli autonomi e i parasubordinati a circa 4,2 milioni.

Sinora, ha avanzato domanda di pensionamento con Quota-100 lo 0,3 per cento dei lavoratori dipendenti privati, percentuale che sale allo 0,35 se si accorpano al comparto dipendente privato le domande che si avvalgono di cumulo di contributi versati in Gestioni/Fondi diversi. 

Pari, invece, allo 0,46 la percentuale dei lavoratori autonomi e parasubordinati pronti a uscire con Quota-100,

Nettamente superiore, oltre l'1,2, la percentuale dei lavoratori dipendenti pubblici.

Se queste stesse incidenze, invece che sul totale, sono calcolate sugli occupati regolari, il dato del comparto privato si alza allo 0,37 per cento, mentre quello degli autonomi e dei parasubordinati allo 0,54 per cento.

In conclusione, le quasi120 mila domande giunte all'INPS sino a tutto il 15 aprile 2019, se rapportate alle diverse basi occupazionali, mostrano una significativa prevalenza all'uscita con Quota-100 all'interno del pubblico impiego.

Come già osservato nel precedente contributo, resta difficile, anche dopo questa ulteriore evidenza, tirare delle conclusioni in termini di turnover e aperura di nuove possibilità di lavoro.

Se è vero che nel pubblico impiego l'ingresso in sostituzione avviene per concorso (è assimilabile a una scelta di policy), ci sarebbero da considerare diverse criticità:

- Lo svolgimento di concorsi necessita di tempi amministrativi-tecnici. Il turnover potrebbe avvenire a distanza di mesi, anche oltre l'anno, rispetto al pensionamento dell'unità da sostituire;

- Non è neppure scontato che la sostituzione sia sempre conveniente per le diverse branche della PA coinvolte;

- Anzi, l'eventualità più plausibile è che ci siano ambiti in cui sarà avvertita urgenza di sostituzione (per esempio la sanità, come già viene fatto rilevare da Regioni e Asl), e altri in cui, almeno a rigor di logica, il pensionamento potrebbe essere occasione per una spending review sul personale (lì dove ci sono organici in sovrannumero o mismatching di competenze);

- Non ultimo, emerge una evidenza in più per riflettere sull'utilità di aggiungere quest'altro canale di pensionamento anticipato, se poi esso viene utilizzato in misura prevalente da lavoratori, come i pubblici, che nella maggior parte dei casi hanno alle spalle carriere continue, stabili (anche dal punto di vista dei luoghi di lavoro), su mansioni relativamente poco gravose e usuranti. Sicuramente si poteva avere più attenzione al targeting della misura, anche avendo in mente specifici ruoli e inquadramenti all'interno del lavoro pubblico.

                                                          Redazione di Reforming, 16 Aprile 2019