Riflessioni sullo Spirito Europeo

A partire dal pamphlet di Karl Jaspers, Domenico Gigante sviluppa considerazioni sulle radici più profonde dell'Europa e della sua frastagliata e variegata comunità di cittadini.

Una ricchezza culturale, come quella alimentata in Europa nel corso dei secoli e che tiene assieme su tutti i fronti sia gli argomenti della tesi sia quelli dell'antitesi, non può che avere come naturale conseguenza l'intrinseco dinamismo e la spontanea tendenza a farsi e disfarsi, con opportunità di migliorarsi ma anche rischi di restare in balìa di ricorrenti forze centrifufghe o centripete,

<< L'Europa ha sviluppato per ogni posizione la posizione opposta. Forse è propriamente solo così che essa è potenzialmente tutto. Perciò è disposta ad accogliere ciò che proviene dall'esterno non solo come opposizione, ma a rielaborarlo in se stessa come elemento della prorpia essenza>>.

<< L'Europa conosce gli ordini grandiosi, comprensivi e acquietanti, e le inquietudini delle rivoluzioni. Nel contempo è conservatrice e attua le rotture più radicali. Conosce la conciliazione dell'interiorità religiosa e il tracollo nella negazione nichilista. La rigenerazione del compromesso e l'autodistruzione del coerenza fideistica. Rende omaggio all'idea cristiano-universale dell'autorità, ma anche all'idea dell'Illuminismo. In filosofia, costruisce i grandi sistemi e li fa mandare in frantumi da parte di profeti che annunciano nuove verità. Vive nella coscienza della comprensiva totalità pubblica e, in pari tempo, nell'intimità più riservata del personale e privato >>. L'Europa è la patria delle diversità e delle polarità, così plasmata da epoche ed epoche in cui è stata fucina e palestra di idee.

Alle radici dell'Europa Jaspers vede la libertà, la coscienza della Storia e l'avanzamento della conoscenza. Le tre cose sono intrinsecamente collegate, poiché la libertà di pensiero e azione permette di cambiare l'evoluzione dei fatti e il solco della Storia e, nel contempo, di interrogarsi e di cercare spiegazioni. In pochi altri posti il corso della Storia è cambiato così tante volte, e con così tale intensità, come in Europa. L'avanzamento della conoscenza, dal canto suo, si riflette nell'accumulazione di capacità scientifiche e tecniche.

Queste radici metterebbero l'Europa nella posizione di affrontare il cambiamento e l'evoluzione a viso aperto e con ruoli da protagonista. Si tratterebbe, in effetti, di quello che l'Europa ha sempre fatto, di quello in cui è "culturalmente specializzata". Nel contempo, tuttavia, sono le stesse radici a potersi trasformare in ostacoli o in tensioni caotiche, dando voce a pluralità di progetti, intenzioni, priorità, visioni, che non riescono a confrontarsi e a trovare una sintesi a cui dare poi realizzazione.

Purtroppo sembra invece prevalere, oggi, questa seconda eventualità. Se si guarda ai livelli di litigiosità cui oggi è giunto il progetto dell'Unione europea o alla incosistenza delle relazioni tra l'Europa e la costa africana del Mediterraneo, davvero sembrerebbe trovare conferma una sorta di sindrome europea da "eccesso di sviluppo passato", o da "forza e pervasività delle radici", o da "abbondanza delle potenzialità", che rende complicato coordinare e volgere in positivo le risorse immateriali e materiali di cui si è capaci.

Riuscirà l'Europa a specchiarsi in se stessa per fare emergere il suo lato più luminoso e costruttivo? Oppure continuerà a indossare i panni tragicomici dell'Asino di Buridano, morto di fame per non saper scegliere se cibarsi prima del pur abbondante fieno alla sua sinistra o della pur abbondante biada alla sua destra.

Su questo interrogativo si esercita Domenico Gigante nella Nota che si propone come allegato.