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Nuovi vecchi equilibri tra Moneta e Bilancio
Dopo l'inquadramento monetarista che ha (giustamente) vegliato sull'Euro nella prima fase di vita, si riapre adesso una finestra in cui la moneta può di nuovo svolgere un ruolo importante nel far cambiare rotta e struttura all’economia reale?
Back to the roaring ’60? Potenzialità e cautele...
Senza volersi sbilanciare in eccessive semplificazioni, siamo di fronte a una temperie con tratti in comune con quella degli anni '50-'60: inflazione bassa che non solleva particolari timori di instabilità, potenzialità di nuova crescita se si riesce ad aprire un nuovo corso con un salto di maturità tra Partner europei, urgenza di grandi investimenti e ristrutturazioni dei sistemi economico-sociali.
In questa temperie, c’è spazio per un rapporto tra Banca e Tesoro, tra Moneta e Bilancio diverso da quello che ha improntato la prima lunga fase di vita dell’Euro, dalla nascita sino alle crisi degli anni Duemila.
C’è spazio per un ruolo più impegnato e interventista della BCE nel sostegno all’attività economica e per una politica monetaria che affianchi quella di bilancio nel finanziamento degli investimenti, a cominciare dal green e dal digital.
Questo nuovo corso si è già fatto strada con scelte di politica monetaria straordinaria prese in autonomia dalla BCE in risposta prima al double dip degli anni 2008-2012 e poi alle ripercussioni di COVID-19. Gli sforzi anti crisi della Banca sono importantissimi ma stanno continuando in maniera irrituale, perché si collocano all’estremo del mandato di cui la BCE fu investita alla nascita, focalizzato com’era sulla sorveglianza dei prezzi e del valore della moneta. Si pone adesso il tema della loro legittimazione politica.
Il mantenimento in linea dell’inflazione implica scelte di natura soprattutto tecnica, non banali ma nel complesso codificabili anche con l’obiettivo esplicito di non entrare in collisione con la sfera politica come, per esempio, usando la regola capital-key per gli acquisti di titoli del debito pubblico sul mercato secondario. L’accountability della BCE è sinora stata, rispetto a questo target, relativamente praticabile. Una politica monetaria più attiva, invece, ha bisogno di avallo politico su quello che se ne fa e di mutua fiducia tra Paesi dell’Area Euro, perché implica scelte di priorità, allocative e discrezionali tra Paesi, bacini territoriali, settori, progetti, soggetti economici primi beneficiari.
Se la Moneta è chiamata a sostenere, in certe misure, le funzioni che negli ultimi venti anni sono state affidate in esclusiva al Bilancio, ricostituendo le due leve di azione che in precedenti fasi storiche, con cui ora si presentano similitudini, hanno dato risultati positivi, allora la legittimazione alla sua base deve essere la stessa che sta alla base del Bilancio, o comunque prevedere dei passaggi di approvazione ulteriori rispetto alla piena autonomia di cui oggi gode la BCE sulle sue scelte prettamente tecniche.
Si tratta di un aspetto del disegno istituzionale dell’Area Euro che adesso si presenta in tutta la sua importanza, quando è ancora aperto il cantiere per dotare permanentemente l’Unione di un bilancio comune di dimensioni adeguate, e per permettere l’emissione e la gestione di titoli di debito europeo (gli Eurobond). Il tema del coordinamento a livello europeo della politica di bilancio e di una politica monetaria con un più ampio raggio di azione, ma che mantenga la missione chiave della stabilità monetaria, si pone mentre ancora è in costruzione l’impalcatura della stessa politica di bilancio comune (quella cui di solito ci si riferisce, con una espressione un po’ limitativa, come unione fiscale, di cui NGEU dovrebbe essere una impegnativa prova generale).
Su questo ampio fronte il futuro è ancora tutta da scrivere ma almeno le principali direttrici andrebbero individuate subito, se si vuole vivere questa nuova fase dell’Unione cercando di coglierne le grandi opportunità (il rilancio dell’Europa e della crescita sostenibile) tenendo sotto controllo rischi e insidie (su solidità della moneta, credibilità della BCE, responsabilità di bilancio, visione di medio-lungo, assenza di “pasti gratis”).
Nel Dopoguerra, la stagione di crescita e modernizzazione è durata a lungo, i ’50 e i ’60 prima che le politiche espansive assumessero aspetti di routine, eccessivi e distorsivi. Siccome si ha di fronte, con ogni probabilità, un ciclo di riforme altrettanto impegnativo e sicuramente non breve, è necessario avere propositi chiari e attrezzarsi con gli strumenti migliori.
Col vantaggio di potere contare sul magistero della Storia dal Dopoguerra a oggi - con un capitolo importante sulla vita dell’Eurozona - per chi sa e vuole ascoltarlo.
Questa Nota della Redazione di Reformig.it ripercorre in sintesi i diversi equilibri tra Bilancio e Moneta, tra Tesoro e Banca, che si sono susseguiti dal Dopoguerra sino agli interrogativi che le crisi degli anni Duemila pongono al disegno istituzionale dell'Unione monetaria e alla politica economica.
Allegati
- Scambio epistolare tra Andreatta e Ciampi (.pdf, 1,1 Mb)
- Commento di Mario Draghi per il trentennale del "divorzio" tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia (.pdf, 38 Kb)
- Articolo di Nino Andreatta sul Sole24Ore del 26 luglio 1991 (.pdf, 142 Kb)
- Trattato sull'Unione europea e sul funzionamento dell'Unione europea (.pdf, 3,2 Mb)
- Prima pagina originale della lettera di Andreatta a Ciampi (.jpg, 177 Kb)
- Articolo sul Sole24Ore sul primo Eurobond da 20 miliardi di Euro (.pdf, 634 Kb)
- "New Central Banking calls for a European Credit Council" (by Eric Monnet) (.pdf, 286 Kb)
- Some Alternative Monetary Facts (IMF WP n. 6-2021) (.pdf, 2,6 Mb)
- Intervento di Luigi Spaventa nel corso del dibattito parlamentare per l'adesione dell'Italia allo SME (1978) (.pdf, 1,9 Mb)
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