Olimpia, Merito, Democrazia

« Non bisogna assolutamente allevare in città un leone: ma una volta allevatolo, conviene adattarsi ai suoi modi »

- Le Rane, Aristofane

Le scuole più alte, poi manager di successo a guida anche di grandi imprese sportive; quindi, sull'onda della popolarità, delicati incarichi politici che espongono ad attacchi, alcuni seri altri scandalistici e denigratori; infine la repentina caduta proprio per le accuse scandalistiche, con ripercussioni negative anche sulla società, così come l'ascesa ne aveva avuto di positive.

Potrebbe essere una storia da yuppie dei nostri tempi e invece siamo nella Grecia del V secolo a.C..

Protagonista è Alcibiade, discepolo di Socrate (un Phd. a Stanford di oggi), membro della aristocrazia della Polis (uno che Sandel avrebbe considerato nella élite), con grande capacità di azione per capitale umano e finanziario. Un vincente che, spinto dai successi nelle gare a Olimpia (le Grandi Panatenee del 418 a.C.), viene catapultato ai vertici delle magistrature di Atene. Un vincente è un vincente: se si è dimostrato tale come armatore della corse coi carri, porterà successo e gloria ai suoi concittadini anche in politica.

Da Stratega progetta e avvia la spedizione militare di Atene contro Siracusa, colonia alleata della acerrima nemica Sparta, una delle pagine più convulse della Guerra del Peloponneso. Non fa in tempo a imbarcarsi dal Pireo che, durante la navigazione, viene incriminato in contumacia. Oggi non siamo in grado di valutare il peso delle accuse di oltraggio alle Erme e di ridicolizzazione dei Misteri Eleusini, ma tanto deve essere stato se lo Stratega fu costretto a darsi alla clandestinità e cercare rifugio dagli stessi Spartani, abbandonando la spedizione al suo destino fallimentare, solo una anticipazione della sconfitta finale di Atene a Egospotami. L'equivalente di quelle accuse potrebbero oggi, forse, essere rivelazioni (fondate o inventate) su trame sotterranee o su forzature istituzionali o su abusi di ruoli e di incarichi pubblici.

Non lo sapremo mai, ma qui poco importa perché Domenico Gigante utilizza la metafora di Alcibiade per continuare il suo discorso sugli eccessi meritocratici e sui rischi delle infatuazioni collettive per i vincenti avviato con la RN su "La Tirannia del Merito" di Sandel.

L'esaltazione meritocratica in un contesto di forte tensione concorrenziale può generare sia correnti convettive ascensionali, che portano rapidamente ai vertici e alle "leve" di comando, sia correnti diametralmente opposte, che esautorano, deprimono e svalutano ogni qualità, creando le condizioni per altre scelte estreme difensive o offensive. Se chi ha successo viene rapidamente beatificato e connotato di virtù taumaturgiche su tutti i fronti, altrettanto rapidamente il primo errore o il primo contrattempo potranno fare cascare questa aura. Una schizofrenia che le società, gli Stati, le democrazie non possono permettersi.

Insomma, quello che Sandel definisce il "lato oscuro" della meritocrazia starà producendo le sue conseguenze più tranchantes nel mondo globalizzato di oggi, ma già agli albori si presentava come un ingrediente, forse necessario per il funzionamento delle democrazie, sicuramente da tenere sotto controllo e bilanciare costantemente.

La parola a Domenico per questo suo scritto che è anche molto piacevole per i richiami di Storia e di Letteratura: Olimpia, Merito, Democrazia: un breve Ritratto di Alcibiade.

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Qui sopra, di Raffaello Sanzio, “Scuola di Atene”, affresco, 1509-1511 circa, Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma.

La figura di Alcibiade è uno dei leit motiv dell'arte classica, segno inequivocabile del fatto che, alla fine, l’ateniese è riuscito nell’impresa di conquistare fama imperitura. Innumerevoli sono le opere di contenuto storico che lo ritraggono, spesso in compagnia di Socrate. Qui è stata scelta un'opera che non lo vede al centro della scena, ma che lo inquadra all'interno del contesto culturale in cui visse. Il personaggio di sinistra con l'elmo che sta parlando con Socrate è stato, infatti, identificato con Alcibiade.