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Un altro "ponticello" tra pilastri
La bozza di Legge di bilancio per il 2025, articolo 28, inserisce finalmente un altro raccordo tra il pilastro pensionistico pubblico e il pilastro pensionistico privato. L'unico precedente in questa direzione è stata nel 2017 la RITA - Rendita integrativa temporanea anticipata, già commentata con toni positivi da Reforming.
L'articolo 28 stabilisce che la rendita ottenibile dal pilastro privato potrà concorrere al raggiungimento dell’”importo soglia necessario per la liquidazione della pensione di vecchiaia […] in caso di opzione per la prestazione in forma di rendita non inferiore al 50 per cento del montante accantonato nel fondo [pensione]”.
Questo scritto commenta la misura in maniera positiva sperando che, lungo la strada dell’integrazione tra pilastri, essa faccia da viatico a innovazioni ben più importanti, come (1) la flessibilizzazione, a seconda della pensione maturata / in maturazione nel pilastro pubblico, della quota di prestazione che il fondo privato può erogare in forma di capitale una-tantum; o come (2) la possibilità di trasferire all’INPS il montante maturato nel fondo pensione affinché l’INPS lo trasformi in rendita con gli stessi coefficienti applicabili al montante nozionale “Dini” per il calcolo della pensione del primo pilastro.
Se ne è parlato già nei lavori "Contrafforti tra Pilastri: Breve nota con idee per le pensioni del futuro prossimo venturo" e “Primo e secondo pilastro integrati”.
In particolare, la collaborazione tra pilastri nella conversione del montante in rendita (il secondo dei punti d’agenda appena descritti) riecheggia in minima parte anche nell’articolo 28, laddove si dice che “[…] il valore teorico della rendita complementare, ai soli fini del calcolo del raggiungimento del valore soglia previsto (nel 2024 pari a 534,41 euro mensili) è determinato trasformando il montante effettivo accumulato in ciascuna forma di previdenza complementare con il valore dei coefficienti di trasformazione di cui all’articolo 1, comma 6 della legge 8 agosto 1995, n. 335 vigente al momento del pensionamento”.
In attesa di ponti più lunghi e solidi tra i pilastri, ben vengano cuciture e rammendi nella giusta direzione. L’importante è far procedere il cantiere della nuova struttura del sistema pensionistico prima che sia irrimediabilmente tardi. Che non passino altri venti anni, tanti quanti ne sono passati da che Reforming ha cominciato a promuovere il disegno dei raccordi tra i pilastri!
Ed è anche sbagliato parlare di ponti tra pilastro pubblico e pilastro privato, nonostante il titolo di questa RN li definisca così. In realtà, si dovrebbe cominciare a guardare a loro come componenti di un unico sistema multipillar, sia perché più strumenti sono assemblati per ottenere un risultato sistemico migliore all’interno di una cornice normativa e regolatoria studiata dal Legislatore ed estesa anche alla gestione patrimoniale e alla conversione del capitale in rendita, sia per le importanti risorse del bilancio pubblico dedicate al pilastro complementare nella forma di sostegno fiscale alla contribuzione e alla accumulazione dei frutti degli investimenti.
Vanno visti come pilastri "alleati" che sostengono un sistema pensionistico articolato e unitario. Non c'è più tempo per inutili e anacronistiche battaglie di bandiera, di qualunque colore la bandiera possa essere.
Red. Ref.
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