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Il Referendum scozzese e l'Euro
Che c’entra il referendum scozzese con l’Europa e l’Euro?
Il diritto di autodeterminazione non può tener conto degli effetti al di là, o molto al di là, dei confini senza, in un mondo così interconnesso e facile a propagazioni, svuotarsi.
Eppure un exit della Scozia avrebbe potuto avere ripercussioni di vario genere e difficili a prevedersi sull’Inghilterra, sulla Gran Bretagna, sugli equilibri monetari e finanziari, soprattutto in un frangente di crisi economica come l’attuale.
Nel dibattito qualcuno di qua della Manica ha provato a sollevare un dubbio allo stato attuale totalmente privo di fondamenta giuridiche: “Possono metterci così in difficoltà? Non dovremmo avere anche noi una qualche voce in capitolo?”. Tra i timori anche quello di una escalation secessionista in tutt’Europa.
Prima ancora che porsi il problema di che cosa sarebbe accaduto se la Scozia si fosse separata dalla Gran Bretagna, dovremmo riflettere sulle similitudini tra l’exit della Scozia e quello possibile di Partner europei dall’Area Euro.
Il processo di unificazione europea e l’Euro non hanno radici in una Costituzione formale, ma hanno un rilievo costituente de facto; hanno richiesto e richiedono sforzi e cambiamenti da atto fondativo, di quelli che una volta intrapresi non sono facilmente reversibili ed espongono anche a conseguenze imprevedibili. Eppure il processo di unificazione e la stessa moneta unica restano privi delle “protezioni” che normalmente hanno le Costituzioni.
A questa contraddizione, intrinseca alla storia dell’unificazione europea, non c’è altra soluzione se non velocizzare la maturazione delle Istituzioni comuni. La protezione può venire solo da una governance capace di incanalare la discussione e la risoluzione dei problemi rimanendo nel quadro europeo.
Serve, per dirla à la Hirschman, dare risposte europee alla voice, per costruire loyalty europea. Finché si resta a metà strada, con cantieri istituzionali aperti, non si può evitare il rischio di scelte, prese anche sull’onda emotiva in uno solo dei Paesi partecipanti, che brucino il lavoro e i sacrifici di tanti anni, di tutti i Paesi partecipanti e di più generazioni.
La fase pre-costituente dell’Europa coincide con la volontà politica degli Stati di cedere effettivamente sovranità periferica per far emergere sovranità europea tempestivamente applicabile ai migliori strumenti di governance. Questa cessione di sovranità dovrebbe implicare anche dare rilievo crescente alla partecipazione all’Europa e minor importanza a come i Paesi Membri sono composti al loro interno. Se è chiaro e condiviso il disegno europeo, non dovrebbe essere più un evento traumatico e a rischio sopravvivenza dell’Europa se la partecipazione di uno Stato si evolve nella partecipazione di nuovi Stati in cui il primo si riorganizza.
Se questa volontà e questo coraggio difettano, o si realizzano lenti e incerti, nel frattempo non ci sono cornici giuridiche o accordi/trattati che possano cautelare il processo fondativo già avviato. È un rischio che l’Europa sta correndo già da troppi anni.
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