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Incontri ravvicinati tra Costituzioni
La Corte Costituzionale tedesca nell’occhio del ciclone. Ma è davvero così biasimevole quello che ha fatto?
Il tema è complesso quanto fare l’Unione, e sono possibili punti di vista diversi pieni di sfumature, gravide di conseguenze. Lo si affronta in questa Nota di cui si proporne una sintesi.
La versione integrale è nel file .pdf.
<< Si può provare a fare questo esercizio: passare in veloce rassegna alcune parti della Costituzione tedesca derivanti da modifiche attuate negli ultimi trenta anni, dal Trattato di Maastricht in poi, e verificare quanto potessero già annunciare contrapposizioni che poi sarebbero emerse alla prova dei fatti. Se ne riconoscono almeno quattro: l’articolo 88 su BCE e inflazione, l’articolo 23 sul necessario informato coinvolgimento delle Assemblee legislative nei processi europei, gli articoli 92-95 su ruolo e funzioni della Cote Costituzionale, gli articoli 109-115 sul pareggio di bilancio al netto di ciclo ed eventi eccezionali.
Le modalità di inserimento nelle varie Costituzioni delle nuove parti riguardanti tematiche europee - i termini usati, le formulazioni, le sfumature, le priorità espresse e implicite, i rimandi, le condizioni - avrebbero dovuto alimentare un confronto aperto, che invece non è avvenuto. Le Costituzioni non sono un orpello, ma il condensato di un Paese e dei suoi cittadini. Non ci si deve meravigliare che facciano di tutto per spingere la loro tutela sino a quando non sono sicure di lasciare in mani altrettanto protettive i loro cittadini. Sta succedendo alle Corti né più né meno quello che è già accaduto alla BCE. In assenza di un indirizzo politico chiaro e responsabile dei Paesi Membri, la BCE sta supplendo con una politica monetaria borderline, ai limiti del suo mandato; la stessa assenza politica sta obbligando le Corti Costituzionali a richiedere coerenza di comportamento ai propri Paesi e, in attesa di un nuovo sufficientemente solido quadro di principi, il rimando non può che essere alla Costituzione nazionale.
Mutuando l’efficace metafora “geologica” proposta dal Presidente Marta Cartabia, l’Unione oggi ha una struttura tettonica dove le zolle sono i Paesi Membri che si muovono l’uno rispetto all’alto, e le faglie, i confini di sutura, sono proprio le Corti Costituzionali “consorelle” e la Banca centrale di Francoforte. L’attrito lungo le faglie di zolle che si muovono l’una rispetto all’altra permette di sfogare e dissipare energie potenzialmente dirompenti, e in effetti è proprio quanto sta facendo la politica monetaria straordinaria della BCE, e a ben vedere anche quello che stanno facendo le Corti Costituzionali, che sollecitano a ricercare per tempo compatibilità sostenibili nell’avvicinamento a unità dei vai Paesi, scongiurando discontinuità e improvvise rotture.
E quindi adesso si scopre che il futuro dell’Unione dovrebbe passare anche per il silenzio benevolo delle Corti Costituzionali dei Paesi Membri: è questo che ci si attenderebbe da Karlsruhe, di non prendere alla lettera la Grundgesetz, di fidarsi del “salto in lungo” che l’Unione sta compiendo per superare la crisi, anzi l’epoca delle crisi in corso ormai dal 2008. Ma tutto ciò non è normale, e non solo in uno stretto punto di Diritto, ma anche guardando ai risvolti concreti per i cittadini, alle pieghe che può prendere il processo unitario che deve rimanere una scelta libera e consapevole e non una continuazione meccanica in abbrivio o un impulso esogeno o forzato dalle circostanze.
La fase di contraddittorio istituzionale che si è aperta merita un rispetto che non sempre è tenuto nel dibattito corrente, in cui Karlsruhe è divenuto per molti sinonimo di “piantagrane”. La sentenza del 5 Maggio continua la riflessione costituzionale critica già espressa nel 2009 a proposito dei contenuti del Trattato di Lisbona. Questo attaccamento alla Grundgesetz potrà anche fare gli interessi miopi di qualche gruppo o incidentalmente dare copertura a posizioni egoistiche della Mitteleuropa (diffidenti o miscredenti delle potenzialità dell’Unione), ma non può essere ridotto a questo. La sentenza è soprattutto un richiamo alla concretezza, al risveglio, tanto più importante adesso che abbiamo davanti momenti difficili per tutti, in Europa e nel Mondo, e si deve mantenere contatto stretto con la realtà: che cosa si vuole?, che cosa si riesce a fare subito?, quanta unità di intenti e di strumenti si riesce a sfoderare oggi e a mantenere nel tempo?, etc.. Quesiti a cui non può rispondere la BCE.
Il tema della Costituzione Europea, o meglio dell’avvicinamento progressivo a una forma di Costituzione, è stato affrontato in vari modi dal 1950 oggi. I Trattati e i conseguenti Regolamenti sono stati passi graduali verso un basamento giuridico comune. Il funzionamento della Corte di Giustizia Europea ha nel tempo richiesto e favorito la loro omogenea applicazione su tutto il territorio dell’Unione. Nel 2003 si è tentata anche la via di una Convenzione Europea il cui documento finale non ha però trovato il consenso unanime dei Paesi Membri, sostituito dal Trattato di Lisbona (2007) che ha fatto sì compiere passi avanti all’Unione ma senza contenere quel risalto, anche simbolico e propedeutico, di Carta Costituente dell’Unione (un Trattato dello stesso tenore degli altri, precedenti e successivi).
Il tema fondativo, in sede di redazione di testo costituente, è stato sempre affrontato dall’alto verso il basso, puntando a un percorso costituente che, assodata la rispondenza ai grandi principi comuni ai Paesi Membri, fosse autonomo dall’oggettività, dalla materialità dei testi delle Costituzioni dei singoli Paesi. Una pretesa eccessiva, vista l’importanza, la vetustà, la pregnanza delle varie Costituzioni europee. È un insegnamento, o uno degli insegnamenti, da trarre dal “5 Maggio” di Karlsruhe: ci siamo dimenticati di far dialogare tra loro i testi delle varie Costituzioni!, sia nel tentativo di avvicinarle dolcemente e con rispetto, sia per utilizzarle come termometro dei reali bisogni e delle reali intenzioni di ogni Paese, queste ultime - le intenzioni - soprattutto con riferimento ai nuovi innesti “europei” sui tessuti costituzionali.
Probabilmente il confronto non avvenuto perché, pur di evitare chiarificazioni e fare emergere e dimostrare posizioni non composte o addirittura lontane tra Paesi, si è preferito lasciare disomogeneità e discordanze sottotraccia; ma così si è anche permesso che le Costituzioni funzionassero non come nobili piattaforme di dialogo ma come strumenti a difesa delle preferenze e degli equilibri interni a ciascun Paese, atteggiamento che è lecito e persino ovvio quando si entri in relazioni internazionali più o meno stabili, non privo di contraddizioni invece quando si sta perseguendo da settanta anni l’obiettivo di una Unione che è qualcosa di diverso e molto più pervasivo e impegnativo di un patto internazionale.
È possibile dire che tutti hanno fatto lo sforzo di leggere e comprendere le Costituzioni degli altri Paesi Membri, o si deve riconoscere che ognuno conosce la propria e ignora del tutto o sottovaluta gravemente le altrui? Forse, adesso che la crisi e Karlsruhe hanno definitivamente chiuso la “fase eroica” dell’Europa ed è necessario “guadarsi negli occhi” e decidere, adesso che tutto parla di “fase delle scelte”, è il momento di mettere una accanto all’altra le Costituzioni e provare a tirare fuori un testo connettivo comune. Aiuterà a dire la verità, una verità europea. È un passo indietro rispetto ai ritmi e ai traguardi programmati? Difficile dirlo, perché adesso di traguardi raggiungibili se ne intravedono davvero pochi, se non una potenziale grande, dotta, necessaria ballata di Corti Costituzionali anch’esse chiamate, come già la BCE, a supplire al deficit politico. Sarà processo costituente anche questo! >>
Allegati
- L'Unione Europea al guinzaglio tedesco (Prof. Sabino Cassese) (.pdf, 391 Kb)
- Unità nella diversità: il rapporto tra la Costituzione europea e le Costituzioni nazionali (Presidente Marta Cartabia) (.pdf, 2,0 Mb)
- La riforma costituzionale tedesca del 2009 e il freno all'indebitamento - Dossier del Servizio Studi del Senato (.pdf, 196 Kb)
- La sentenza della Corte Costituzionale Federale tedesca sul programma di acquisto dei titoli pubblici della BCE - Nota Breve del Servizio Studi del Senato (.pdf, 1,3 Mb)
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