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Keynes visto da Étienne Mantoux
Ben più famoso, studiato e ascoltato Keynes (di cui si può omettere il nome di battesimo). Rimasto un po' nell'ombra e nelle pieghe della storia Étienne Mantoux. Sono altri gli economisti con cui le idee di Keynes su economia e politica economica hanno dovuto confrontarsi nel tempo dando vita a quei filoni di pensiero contrapposti che sono oggi cruccio e vitalità della dismal science. Ma il faccia a faccia tra Keynes e Mantoux ha degli aspetti di unicità che ancora ci raggiungono dagli anni Venti-Trenta del secolo scorso e ancora ci parlano in maniera suggestiva, in questo turbolento 2020 forse ancor di più.
Il “botta e risposta” tra i due, che si completa nel 1947 con la pubblicazione de La Pace Cartaginese in risposta a Le Conseguenze della Pace del 1919, aiuta a vedere da prospettive diverse, e incrociabili tra loro, le scelte che furono compiute per il rilancio dell’Europa dopo la Grande Guerra.
Se Keynes chiedeva di voltare nettamente pagina rispetto alle ostilità e di creare un clima di collaborazione economica con la remissione delle posizioni debitorie, Mantoux gli rispondeva che tale solidarietà poteva riuscire solo se combinata a un progetto politico chiaro, a una nuova forma politica per l’Europa o quantomeno per la convivenza in Europa.
Se Keynes sottolineava l’urgenza di non creare sacche di disoccupazione, povertà e tensioni sociali in un’Europa già fatta di realtà nazionali interdipendenti tra loro, Mantoux temeva che, in mancanza di un nuovo disegno politico, cancellazioni dei debiti e remissioni delle responsabilità di guerra avrebbero creato nuove basi per contrasti futuri, lungo quella trincea di confine dai Paesi Bassi alle Alpi svizzere rimasta aperta dai tempi carolingi.
Keynes guardava lontano al suo ormai celeberrimo “lungo periodo” (forse anche perché inglese meno toccato dalla Prima Guerra Mondiale); Mantoux guardava agli effetti che potevano sprigionarsi nell’immediato e di lì a qualche anno sulla generazione di cui faceva parte (forse anche perché francese profondamente toccato dalla guerra) e che potevano alterare, cambiandolo in peggio, l’avanzamento verso l’orizzonte idealizzato da Keynes. Il messaggio di Keynes era di generosità incondizionata e feconda di progresso, mente quello di Mantoux di chiarezza e assunzione di responsabilità. Il primo fu più facile da recepire, corrispondente al buon senso e a incontrovertibili ideali di solidarietà, fratellanza, unione delle forze. Il secondo risultò più indigesto all’opinione pubblica internazionale stremata dalla guerra e alla ricerca di distensione; ma alla fine, al di là dell’enfasi e del pathos con cui supporta le sue tesi, Mantoux altro non chiedeva che di mettere in chiaro quale progetto europeo o di convivenza europea si stesse finanziando con l’atteggiamento perdonista ed ecumenico di Versailles. La domanda pesante che aleggia su tutte le pagine de La Pace Cartaginese è questa: in quale direzione stiamo andando?
La domanda attraversa i decenni (si potrebbe dire che in questo caso scavalca il millennio) per arrivare sino a noi: in quale direzione sta andando l'Europa?
Questo faccia a faccia che ci viene dagli anni Venti-Trenta del Novecento non ci ricorda forse qualcosa? Non è forse lo stesso - per fortuna senza il dramma della guerra e con toni pacifici e civili - a cui stiamo assistendo oggi, con il difficile compito di combinare solidarietà europea e unione delle forze, per il contrasto della crisi e il rilancio delle economie, e responsabilità dei singoli Stati nell’utilizzo di risorse comuni (che si tratti di MES, SURE, Recovery Fund, politica monetaria straordinaria della BCE, Eurobond che preludono a un bilancio comune e una politica di bilancio comune)?
Riusciremo, prima o poi, noi Europei di oggi, a fare stringere la mano a Keynes a Mantoux? I termini del dissenso tra periferia e core Europa, tra Paesi del nord e sud, tra cintura mediterranea e mittel, sembrano rispondere agli stessi snodi irrisolti di un secolo fa: coesione e responsabilità, redistribuzione e uso attento delle risorse, investimento sul futuro continentale e rispetto di un codice comune, fiducia riposta e lealtà nella risposta.
Riusciremo a fare stare assieme queste cose? Chissà che cosa penserebbero Keynes e Mantoux se fossero vivi oggi. Probabilmente entrambi, col senno del poi, riconoscerebbero l’uno le ragioni dell’altro e ci aiuterebbero a trovare quella sintesi che amaramente ci sfugge pur essendo urgente adesso più che mai.
In allegato c'è il .pdf del commento integrale a cura di Reforming.
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